Ancora grande jazz a Vignola con Franco Ambrosetti
22 Marzo, 2011
Categoria: Cultura ed Eventi

Dalle 21 al teatro “Ermanno Fabbri” di Vignola ci proporrà uno spettacolo nuovo ed emozionante assieme al suo Quintetto, composto da Abraham Burton (sax tenore), Gianluca Ambrosetti (sax soprano), Heiri Kaenzig (basso) e Nasheet Waits (batteria) e Geri Allen, famosa pianista Jazz.
Quest’anno Franco Ambrosetti compie 50 anni di carriera e per l’occasione ha deciso di proporsi con uno spettacolo nuovo che ripercorresse, in parte, la sua storia e la sua evoluzione musicale.
<Ho cambiato il modo di fare musica in questi anni – ci racconta il trombettista - mi sono liberato dagli schemi dell'ortodossia jazz col tempo per creare un mio stile. Per questo ho voluto esprimere questo cambiamento e formare un progetto più libero, che uscisse dagli standard pur mantenendo la traccia classica del Jazz “tradizionale”. La Allen, come gli altri musicisti, rappresenta la nuova avanguardia americana ed era perfetta per il mio scopo>
Tra aneddoti, ricordi e riflessioni, Franco Ambrosetti ci ha parlato anche della sfera musicale attuale <Non vedo gradi emergenti per il momento – ci spiega – ma perché adesso come adesso le scuole di Jazz sono tantissime e trovare qualcuno che si distingua è davvero difficile. Posso dire che i talenti emersi sono però innumerevoli, soprattutto in Italia. Questo probabilmente è dato anche alle possibilità che ci sono adesso – continua a raccontare – quando ero ragazzo ho avuto la fortuna di crescere in un ambiente musicale e quindi ho ricevuto da sempre molti stimoli. Una volta al mese arrivavano pacchi di dischi americani e io ascoltavo quelli, ma non era cosa da tutti. Oggigiorni i dischi sono accessibili in qualsiasi momento e da qualsiasi dispositivo quindi differenziarsi e creare qualcosa di nuovo diventa difficile, nonostante la qualità aumenti. Ora il Jazz è ovunque>.
Il grande Miles Davis disse “Franco Ambrosetti è l'unico uomo bianco ad avere un suono nero” <I miei ideali sono sempre stati neri. Seguivo i più grandi della scena americana, a partire da John Coltrane e per questo suono in modo “nero”. Per di più suono più come un saxofonista che come un trombettista, questo sempre in ragione del mio passato>.
Elena Manzini