Il blog di Laura - Una vignolese in Turchia
La mia nuova casetta
Chiedo scusa a coloro che seguono il mio blog per non aver dato mie notizie lo scorso sabato, ma causa: a) esami di turco (ho dormito sei ore a notte per due settimane e penso di essere ingrassata due kg, dico penso perché non ho il coraggio di pesarmi, ma sono fiera di annunciare che l’esame è andato bene!), b) meeting vari e organizzazione degli Orientation Days per i nuovi studenti erasmus (poi vi spiegherò com’è andata), c) pianificazione gita ad Istanbul, d) la solita manciata di inconvenienti vari, gli ultimi sette giorni sono stati un tantino roventi! Soltanto venerdì notte sono riuscita a dedicarmi alle mie cose al computer, e no, con mio grande disappunto l’articolo non si era scritto da solo. Il mio computer non brilla proprio di iniziativa…che sconforto…
Ma veniamo alle news.
Intorno alla metà del mese scorso un amico di un’amica (qui funziona così, se ti fai amico un turco non hai più bisogno né di Facebook né di cellulare per espandere la rete di conoscenze, perché diventi un magnete umano) mi aveva parlato di un possibile appartamento vuoto a Besh Yildiz, Five stars, il quartiere di Antalya che si espande sulla costa. Non so se per la sua “ricercatezza architettonica” (gli edifici offrono qualcosa in più degli onesti ma tristi blocchi di mattoni e lamiere di altre zone della città) o perché nei mesi estivi è meta di migliaia di turiste provenienti da ogni anfratto dell’ex Unione Sovietica, certo è che Besh Yildiz è una delle zone più popolari e conosciute di Antalya. Quando mi dissero che il cugino di questo amico aveva un appartamento da affittare proprio in quella zona, la prima cosa a cui pensai fu che probabilmente l’affitto del piccolo bilocale (perché non poteva che essere un buco) avrebbe di molto superato le mie entrate mensili. Ma il nostro amico ci ripeteva di non preoccuparci, che ci avrebbe dato una mano a negoziare con suo cugino: “Venite almeno a vederlo, prima di dire di no…”. Così andammo.
Quando, due settimane fa, io e Louise ci decidemmo finalmente a farci un giro, ce ne innamorammo all’istante. Ieri l’altro, dopo una contrattazione instancabile durata due settimane, il mio nuovo padrone di casa mi ha chiamata per comunicarmi che io e Louise ci eravamo accapparrate l’appartamento alla cifra che avevamo proposto (non mi stanco di ripeterlo, qui avere degli amici è come avere una seconda famiglia), e oggi mi ci sono finalmente trasferita. Casa Gokay, come l’ho immediatamente ribattezzata in onore del proprietario, è fantastica. E’ una casa, e non il solito agglomerato di stanzini con divani letto e pareti scrostate con cui mi sono abituata a coabitare. E’ all’ultimo piano di un bel condominio giallo pastello e per raggiungerla bisogna arrampicarsi su quattro piani di scale, tentati continuamente, durante il tragitto, dai tanti profumi meravigliosi che danzano nell’aria fuori da ogni porta: dolci alla cannella, pane fatto in casa, borek*. Ogni pianerottolo dice qualcosa sulla propria padrona di casa. Mi piace correre su per le scale e immaginarmi storie per ogni porta e ogni odore che incontro. Immagino famiglie diverse, abitudini ed età diverse… Potrei fantasticare per ore sulle vite che invento per gli altri, e spesso mi domando se le mie famiglia fantastiche assomigliano un po’ a quelle reali o se è tutto solo un film, il mio.
Dentro, la casetta è spaziosa, colorata, accogliente. Gokay fa il medico di famiglia, e qualche mese fa si è trasferito con la sua compagna in una cittadina vicino ad Antalya, lasciando nelle mani del cugino il suo delizioso appartamentino e l’incombenza di trovarci degli inquilini, possibilmente amici o conoscenti. Ha l’hobby della pittura (e non solo, ho scoperto, trovando una chitarra, una pianola e una bicicletta da corsa durante la mia ispezione casalinga) e le sue opere affrancano le pareti color crema della sala da pranzo e del corridoio azzurro che dall’ingresso accompagna in cucina. Non sono un’esperta in materia artistica, l’unica cosa che riesco a dire quando guardo un quadro è se mi piace o no. I suoi, ai miei occhi profani, non sono male…sono pieni di ehm…carattere, diciamo. E comunque appesi stanno bene. Spero solo che ritratto non ci sia nessuno che conosco…
La cucina è grande e super accessoriata, ha un piccolo terrazzo con una romanticissima vista sulle montagne ora innevate, e una collezione di caffè dai quali non so per quanto ancora riuscirò a tenermi lontana. Al piano di sopra una stanza-deposito per oggetti in attesa di essere buttati, un bagno, e la ciliegina della casa, il suo orgoglio: una terrazza sul tetto, grande e perfetta per abbronzatura quando non si ha voglia di andare in spiaggia, chiacchiere e the freddi al tramonto, party notturni.
Unico neo di casa Gokay: è un po’ distante dal campus, ma il mio padrone di casa si già è adoperato per trovarmi una bicicletta, e questa settimana dovrei andarla a prendere. Già mi vedo in estate pedalare la notte i weekend con Louise verso il centro della città, e poi tornare a casa con le ballerine e le gambe nude su e giù per le strade trafficate di Kaleici. Che senso di libertà.
E infatti, più di ogni cosa, più dei suoi spazi ampi e luminosi, dei suoi tappeti colorati, degli innumerevoli dvd che giacciono alla rinfusa in un cesto di fianco alla tv e che mi faranno compagnia la sera, ciò che mi piace tanto di questa casa è che per adesso è solo mia (Louise arriverà soltanto ad aprile, quando il suo fidanzato se ne ripartirà in bicicletta alla volta della Russia). Nessuna mamma stramba che mi chiede in continuazione cosa sto facendo o perché lo sto facendo o se può infilarmi in camera un divano bucherellato, un tappeto arrotolato, un lampadario che non funziona più, nessun obbligo di dover condividere la mia stanza/sala con ospiti quando non desidero altro che riposarmi o scrivere o ascoltarmi, nessun bisogno di dover aspettare che la mia scrivania si liberi da chi ci sta facendo colazione sopra. Questa casa è la mia tana, il buco nel tronco di un albero dove posso accoccolarmi sopra ad una montagna di ghiande e andare in letargo, dove posso perdermi nella mia routine in pace. Questa casa sarà il tempo che trascorrerò prendendomene cura. Lo sento come un nuovo inizio. E sono anche un po’ orgogliosa. Spero ardentemente di non incendiare accidentalmente la cucina o di non inondare il bagno mentre faccio la lavatrice o di non scordarmi le chiavi dentro casa (tutte cose possibili nel mio caso)!
Ora non mi resta che programmare il weekend con gli amici…yuppy! Iniziamo a pensare, dunque: cosa si può fare qui stasera?
*borek: una specie di crespella turca, farcita solo con formaggio.