La piazza di Marano s. P. e l'antico mulino Montecuccoli
Piazza Matteotti è uno dei simboli del Comune di Marano sul Panaro. L’odierno aspetto della piazza è il risultato di innumerevoli lavori di ristrutturazione della Piazza stessa, terminati nel 1990, che hanno riguardato il rifacimento della pavimentazione, il recupero della facciate prospettiche e la sua pedonalizzazione.
Il perimetro della Piazza è delimitato dalla cortina degli edifici ad essa prospicienti, fra i quali la Chiesa Parrocchiale e l’Antico Mulino Montecuccoli, che costituiscono le due opere architettoniche che maggiormente strutturano lo spazio e rivestono il ruolo di simboli della memoria storica del luogo.
La piazza di Marano con il caratteristico albero centrale e il Mulino di Montecuccoli, sempre del medesimo Comune, sono due elementi a forte connotazione simbolica e monumentale che sono stati oggetto di un progetto di riqualificazione dell’interna piazza. I due elementi sui quali si è focalizzata l’attenzione del progetto di rivalutazione furono: l’acqua ed il verde.
Il primo, correlato alla presenza del Canale Montecuccoli che scorre al di sotto del vecchio mulino, e rappresentato da un ”segno d’acqua” che uscendo dal portico attraversa longitudinalmente la piazza e confluisce nella “grama” (la famosa fonte di Marano), riproponendo così anche all’esterno dell’edificio le ricche suggestioni visive e sonore percepibili all’interno. Il secondo elemento è rappresentato da un unico grande albero collocato al centro della piazza, che assume in questo contesto costruito un evidente carattere monumentale e vuole simboleggiare il forte legame fra ambiente naturale ed ambiente antropizzato.
L’altro importante simbolo della cittadina di Marano è rappresentato dal Mulino di Montecuccoli. L’edificio risale probabilmente al 1600. La prima documentazione scritta consiste in un contratto tra Marano e Campiglio per il prelevamento dell'acqua del canale che passa al suo interno. Del Canale di Marano si ha una prima documentazione scritta risalente al 1319. Lungo circa 15 km (da Marano a Vignola), con un dislivello di circa 20 m, il Canale di Marano viene alimentato dal fiume Panaro, così come altri 3 canali: il Canale San Pietro (Vignola-Modena), il Canale Torbido (Savignano-Crevalcore) ed il Canale Diamante (Spilamberto-Modena).
Nel 1907 l'edificio divenne anche sede della centrale elettrica, mentre continuava ancora a funzionare il mulino fino al 1916. Nel 1923 venne acquistato dalla Società Emiliana per l'Energia Elettrica per poi passare all'ENEL nel 1963, che utilizza le apparecchiature fino al 1973. Da quella data il fabbricato perse quasi completamente le sue caratteristiche funzionali e nel 1987 venne acquistato dal Comune di Marano che ne curò il recupero ripristinando, tra l'altro, il bel porticato con archi a sesto ribassato e volte a vela che era stato tamponato negli anni '70.
I locali del primo piano sono destinati dal 1994 alle sale del “Museo di ecologia e storia naturale di Marano” mentre quelli del piano terra ospitano il Centro di Documentazione “Energie di un Territorio” appena inaugurato che si propone di far conoscere le risorse ambientali del territorio tra Panaro e Samoggia, realizzato nell’ambito del progetto.