ASPETTANDO GODOT: ECCO L’ASSURDO CAPOLAVORO AL TEATRO FABBRI
26 Gennaio, 2015
Categoria: Cultura ed Eventi
“Andiamo via”
“Non si può!”
“Perché?”
“Aspettiamo Godot”
“Ah già, è vero…”.
Uno scambio di battute, semplice e anche piuttosto veloce, racchiude in sé il cuore di tutto lo spettacolo. Estragone e Vladimiro (chiamati anche Gogo e Didi) trascorrono tutta la serata aspettando sotto un albero per l’appuntamento con il Signor Godot, che a loro dire gli offrirà un posto caldo per dormire, cibo e lavoro.
Tutta la storia si costruisce da questa situazione indefinita. Si susseguono tante distrazioni che smuovono la tranquillità dei due: espedienti per combattere la noia, tentativi di fare conversazione, che la maggior parte delle volte perdono presto di senso e obbligano a tornare alla semplice attesa; oppure l’arrivo di altri personaggi, Pozzo e il suo schiavo Lucky, con i quali si creano momenti sempre più assurdi. Quella di Godot è un’attesa dinamica che comunque si risolve sempre nello stesso punto indefinito.
Tuttavia Godot non si presenta (manda solo un ragazzo a posticipare l’incontro), e nemmeno il giorno seguente, e chissà quanti altri giorni seguenti! Nell’attesa il tempo si fa sfuggente e distorto, ed è difficile capire e ricordare cosa sia avvenuto la sera precedente, fino a cadere nel dubbio di aver immaginato tutto. Didi e Gogo non sono più sicuri del luogo dove sia l'albero dell'appuntamento, e l’orario dell’incontro non gli è del tutto chiaro. Anche in questo caso, si resta nel continuo dubbio dell’assurdo.
Si dice spesso che il teatro dell’assurdo abbia trovato la sua piena realizzazione nei testi di Samuel Beckett, di certo anche nel suo capolavoro “Aspettando Godot”.
Beckett scrisse questo spettacolo alla fine del 1948, nel pieno del Novecento, quando era tangibile la piccolezza dell’individuo rispetto alla società, alle masse e al gigantesco mondo del reale. Ecco perché al centro della sua opera c’è un uomo. O meglio: c’è un uomo che non c’è. Il paradosso della condizione umana si mostra completamente in questa presenza-assenza, in modo che sappiamo dell’esistenza di Godot, ma non possiamo avere idea del suo aspetto, del suo carattere, del suo vivere.
È una situazione sospesa, quasi inquieta, praticamente assurda. La contraddizione della scena si fa specchio della vita umana, internamente priva di senso e vuota. A proposito di questo, il regista Maurizio Scaparro scrive: “I due vagabondi Vladimiro/Didi e Estragone/Gogo sono diventati l’emblema della condizione dell’uomo del Novecento, essere in eterna attesa, vagante verso i compimento del suo destino, punto minuscolo nella vastità di un cosmo ostile”.
Scaparro ha scelto per questo spettacolo grandi attori del tutto degni di stima: Antonio Salines (Gogo), Luciano Virgilio (Didi), Edoardo Siravo (Pozzo) ed Enrico Bonavera (Lucky), a fianco di Michele Degirolamo (il ragazzo).
Il Teatro Fabbri di Vignola è stata la scena di “Aspettando Godot” mercoledì 21 gennaio 2015.
Spettacolo ben costruito, attuale più che mai, assolutamente degno di essere visto.
Per l’intervista completa al regista e maggiori informazioni sullo spettacolo www.teatrocarcano.com/scheda-spettacolo/781-aspettando-godot
Arianna Burzacchi