GISELLE - TEATRO FABBRI VIGNOLA
04 Febbraio, 2014
Categoria: Cultura e spettacolo
Teatro Ermanno Fabbri Vignola
04/02/2014, ore 21:00
GISELLE
balletto in un atto liberamente ispirato all’omonimo balletto del repertorio
drammaturgia, coreografia e costumi Eugenio Scigliano
musica Adolphe C. Adam
luci Carlo Cerri in collaborazione con Andrea Narese
Compagnia Junior Balletto di Toscana
in collaborazione con Aterdanza
Per affrontare Giselle, caposaldo e sintesi del Romanticismo coreografico, Eugenio Scigliano torna direttamente alle fonti poetiche e letterarie del balletto. Proprio partendo dalla suggestiva leggenda delle Wilis che Heinrich Heine evocò nel suo libro sulla Germania e tanto suggestionò Theophile Gauthier nello scrivere lo scenario di Giselle, il coreografo si immerge direttamente nell’atmosfera gotica e notturna tanto cara alle culture nordiche, della quale il tema dell’irresistibile passione amorosa legata al’idea della ‘non-morte’ è fulcro portante.
Con molte altre creature destinate a vagare inquiete nell’aldilà create dalla letteratura romantica ( si pensi solo ad una delle più grandi, Catherine Earnshaw del quasi coevo Wuthering Heights di Emily Bronte, 1847), le Wilis evocate da Heine condividono molte cose: il vagare in luoghi boschivi e notturni, la bellezza selvaggia ed esangue, la silenziosa e sfuggente seduttività, il potere di far sperimentare un sentimento così forte e irresistibile da lasciarne in chi l’ha provato indelebile traccia.
Sono Belle Dames sans Merci, che irretiscono i viandanti e li allontanano dalla realtà: “Vilja oh Vilja, fanciulla dei boschi, prendimi e fà di me il tuo amato. Vilja oh Vilja che cosa mi fai? Tremante piange un uomo malato d’amore!” si canta anche nella Vedova allegra di Lehar, dove non sfugge l’assonanza del nome della creatura incantata con le Wilis di Heine e Gauthier. (foto: Alessandro Botticelli)
Vilja, Veela, Wilis- comunque si chiamino- queste fanciulle fatali hanno in sé anche una natura demoniaca, tanto da essere assimilate ai vampiri, e come loro sono infatti esseri erotici e mortiferi, implacabili e vendicativi. Di fatto l’altra faccia del feminino romantico, della donna rassicurante e devota, ma anche soffocata dalle regole e liturgie sociali imposte della nuova morale borghese le Wilis sono insomma l’aspetto oscuro e liberato di donne obbligate dalle convenzioni a reprimere le loro pulsioni ed emozioni più profonde.
In questo senso, la fanciulla Giselle inventata da Gauthier diventa l’epitome di una condizione femminile tipica del periodo, fusione perfetta tra la virginale fanciulla obbediente alle regole della società ( e per questo soccombente alla presa di coscienza del tradimento), ma anche suo doppio ribelle e perturbante, seppure disumanizzato.
E così ripensando la traccia dell’antico balletto Scigliano riconduce la vicenda in quella età vittoriana, in una scuola che ricorda assai da vicino l’Appleyard College di Picnic ad Hanging Rock, dove si educano fanciulle di buona famiglia con rigidi rituali accuratamente pensati per soffocarne le passioni, ma nel quale è anche sufficiente mettere a contatto l’innocenza dei sentimenti dei più giovani con l’ambiguità cinica degli adulti per fare esplodere un conflitto profondo e sconvolgente tra verità e convenzioni e che tra sogno e realtà ancora una volta cerca di spiegare l’ineffabile natura dell’amore.
Silvia Poletti